Odio e amo! Chi può dirmi perchè?
Da queste premesse, prese in prestito da Catullo, prende le mosse un film che di quel sentimento ossimorico intende mostrare le estreme conseguenze: è infatti la storia di un ebreo nazista, una sorta di contraddizione in termini dunque.
Daniel è un ebreo che odia gli ebrei: li odia al punto da pestarli per strada senza alcun motivo, al punto di programmarne l’omicidio come gesto simbolico.
Ma il suo fanatismo non pone le basi sull’ignoranza, lui sostiene di odiarli proprio perché li conosce.
Cos’è dunque che ha fatto scattare il cortocircuito nella sua testa? Li odia per la loro sottomissione assurda ad un Dio “maniaco e megalomane”?
Per l’insensatezza dei precetti della loro fede cieca, macchiatasi del “peccato originale” del tentato Sacrificio di Isacco?
Per la codardia ed il vittimismo di una “razza” che ha visto massacrare sé stessa ed i propri figli senza batter ciglio?
Per la loro messa in discussione delle “ordinate Leggi di Natura” in cambio di un irrazionale Caos ed un “Nulla senza fine”?
Davvero in pochi le conoscono:
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O li odia per futili ragioni: per le doti amatorie ed il successo negli affari?
O ancora, più semplicisticamente, li odia e basta senza alcuna plausibile ragione?
Riprendendo le premesse, è ragionevole pensare che il suo sentimento trovi radici in quel loro rappresentare la sua identità culturale: perché si sente in bilico fra una volontà di appartenenza ed un desiderio di rigetto.
E non riesce in alcun modo a colmare quel divario fra il “combattere ed essere schiacciati” e il “sottomettersi ed essere schiacciati lo stesso”.
Trasformarsi da vittima in carnefice dunque, o più propriamente vittima e carnefice allo stesso tempo. Perché la sua eredità non riuscirà a debellare del tutto.
Avrebbe bisogno di due sinagoghe: una per pregare, l’altra per non metterci piede finché è in vita…