Come si può riuscire a parlare di un film come questo?
Non è “raccontabile” attraverso una “trama”, così come non è possibile descrivere un’opera di Escher!
Si percorre una strada a malapena illuminata, ma si ritorna al punto di partenza; seguiamo le vicende di Fred, ma all’improvviso non c’è più Fred ma Pete; compare un Uomo Misterioso, ed eccolo che è lì ad una festa e contemporaneamente dietro la cornetta di un telefono; e poi c’è una donna, anzi due, no forse una sola.
A voi scoprirlo!
Tutto è intricato, labirintico: se ne scorge il senso senza poterlo afferrare completamente.
Davvero in pochi le conoscono:
Questo perché il viaggio è nella mente, e quello che è recondito lo si può appena toccare.
E la mente è quella di Fred: uomo frustrato nella sua semi-impotenza “You’ll never have me”; uno che non ama fermare la realtà su supporti artificiali, perché così può sempre ricordarla a modo suo e non come è realmente…
Ma qualcuno filma al posto suo, quasi a ricordargli come dal proprio Io, per quanto ci si sforzi, non si possa fuggire…
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Il tutto in un delirio di vuoti che risucchiano, allucinazioni che s’illuminano a intermittenza, distorsioni visive e una musica “cattiva” a risuonare dentro le orecchie…