E’ il Diavolo a tirare i nostri fili!
Dai più schifosi oggetti siamo attratti;
e ogni giorno nell’Inferno ci addentriamo d’un passo,
tranquilli attraversando miasmi e buio…Charles Baudelaire – Le Fleurs dù Mal
Trama
La vicenda è calata agli inizi dell’Ottocento, nella cittadina tedesca di Wisborg.
Un giovane agente immobiliare viene inviato dal suo principale in Transilvania, per concludere la compravendita di un immobile, sito nei pressi della sua stessa abitazione, con l’inquietante Conte Orlok.
Allettato dall’offerta economica, il giovane Hutter allontana i cattivi presentimenti avanzati dalla moglie e intraprende l’insidioso viaggio alla volta dei Carpazi.
Giunto in loco, si renderà conto troppo tardi dell’effettiva minaccia rappresentata dal Conte, così da non poterne arrestare la traversata che permetterà a quest’ultimo di portare la pestilenza nella sua amata città…
Recensione
Uscito in sala nel 1922, il Nosferatu di Murnau rappresenta la prima apparizione vampiresca nella storia della cinematografia.
Parzialmente ispirato al Dracula di Bram Stoker, per tal ragione il regista venne trascinato in causa dagli eredi dello scrittore e in seguito obbligato a distruggere tutte le copie della pellicola.
Ne sopravviverà però una, che poté far conoscere al mondo un così importante capitolo del Cinema definito “Horror”. Ad ogni modo, Murnau aveva provveduto a cambiare i nomi dei personaggi nel tentativo di aggirare le questioni relative ai diritti legali dell’opera.
Link sponsorizzati
Il film vede la luce in un periodo storico alquanto particolare per la Germania: questa è infatti appena uscita perdente dalla Grande Guerra, ed il Trattato di Versailles le ha imposto condizioni economiche talmente assurde da mettere a rischio la sua stessa identità nazionale. Le ansie e le paure dell’ “Altro” (generalmente inteso) radicate nel popolo tedesco, in quegli anni, trovarono un giusto contraltare nel Cinema, come dimostra la presente opera.
In Nosferatu, la minaccia della pestilenza (già insita nel contesto sociale) può essere di volta in volta vista come timore di una guerra, di una tirannia, di un popolo, uno spauracchio che di lì a qualche anno andrà concretizzandosi nella sua realtà socio-politica.
Il Conte Orlok è interpretato da un sensazionale Max Schreck, modellato in modo da sembrare una figura aliena: viso scheletrico, occhiaie a segnare lo sguardo, denti da pipistrello, capo calvo, orecchie appuntite, dita simili ad artigli…
Davvero in pochi le conoscono:
Tutto in lui annuncia una sciagura, un senso di orrore profondo si accompagna al suo andamento disarticolato. Esso diviene immagine stessa di un Male ancestrale inarrestabile, in quanto ormai penetrato in profondità.
Dunque lo specchio dello stato psicologico in cui versa il Paese all’epoca della Repubblica di Weimar.
A livello tecnico, il film può essere ascritto all’interno del Cinema Espressionista, pur discostandosene per alcune sue peculiarità: ad esempio, a differenza di quello che prediligeva interni claustrofobici, da deformare seguendo i moti d’animo dei protagonisti, Murnau filma invece un gran numero di esterni in maniera alquanto realistica: è evidente come il suo Male voglia far parte della Storia, non innalzarsi al di sopra di essa.
Il suo Espressionismo è dunque essenzialmente di luci e di ombre, di viraggi cromatici: si pensi, ad esempio, alla scena della carrozza innovativamente girata in negativo. In questa sequenza così gotica si sancisce il definitivo passaggio dal razionale all’irrazionale…
Curiosità
Il nome Max Schreck in tedesco significa “Massimo Spavento”.
Per tal ragione si originò una credenza che voleva che sotto quello pseudonimo si celasse in realtà un vero Vampiro, se non lo stesso Murnau. Ad alimentare la prima ipotesi, ci pensò nel 2000 il film L’Ombra del Vampiro, interpretato da Malkovich e Dafoe (fra gli altri), che ripercorre gli stadi di lavorazione del film.
Nel 1979, Herzog ne realizza una sorta di remake: costui considerava Nosferatu il più importante film della cinematografia tedesca, ed il suo intento era quello di calare la vicenda nella “Nuova Germania”.
Egli si attiene alla fisionomia tratteggiata da Murnau, ma il suo Dracula si carica di un’emotività malinconica e sofferente che esploderà nella sentenza:
Il Brutto non è morire,
ma durare attraverso i Secoli…