Quest’oggi ho deciso di presentarvi una giovanissima artista ungherese, da poco avvicinatasi alla fotografia ma con risultati alquanto proficui: Noell S. Oszvald.
Si esprime attraverso autoritratti, calati in ambientazioni fra il surreale e il metafisico: ne viene fuori una dimensione sospesa, in cui imperversa un senso d’abbandono.
La figura diventa un tutt’uno con lo scenario che l’accoglie, grazie anche ad un rigoroso studio geometrico alla base di ogni scatto: vi si unisce tramite ombre lunghe che ai suoi piedi si dipartono, o mediante fughe prospettiche che trovano il lei l’anello di congiunzione.
Il minimalismo è assoluto, ed è accentuato dall’utilizzo di un bianco e nero ben definito da nette linee di contorno.
L’emozione viene fuori dagli sguardi persi all’orizzonte, dal silenzio impresso su pellicola, come anche da semplici inclinazioni che suggeriscono un dolore esistenziale difficile da colmare.
Davvero in pochi le conoscono:
E’ la solitudine dell’uomo, perso nell’inestricabile enigma di questo mondo.