Trama
Si parte dall’alto! Da un cielo nuvoloso…
Un cielo che nasconde quanto è sopra di lui. In questo, appeso al niente, è uno specchio che fluttua: è come un invito a guardarcisi riflessi.
Sì, perchè non si parlerà del cielo, si parlerà dell’uomo, inteso nel suo senso universale; si parlerà di ogni suo limite, di ogni suo difetto, del suo continuo inciampo nei meandri della vita…
Ecco infatti che la mdp piano piano scende e si inabissa, fino ad arrivare su di un tavolo operatorio, su cui Faust seziona un cadavere!
Recensione
Chi è il Faust?
E’ una creatura alla costante ricerca dell’oltre, incapace di trovare soddisfazione! Seziona cadaveri per cercarvi l’anima, eppure non trova niente! Ma la sua fame continua, e non ha tregua.
Davvero in pochi le conoscono:
Diventa terreno fertile per le lusinghe di Mefistofele: lui forse può sapere cos’è che a tutto dà principio, verso cosa ci muoviamo, forse lui conosce Dio! Faust lo segue avidamente in ambientazioni putride, che non sono altro che esternazioni di uno “sfacelo interiore”.
Come può, infatti, un uomo credere di poter contenere lo scibile tanto quanto l’inconoscibile? E poi arriva Margarete… e la brama non può trovare più freno alcuno…
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La fotografia è incisiva tanto nelle inquadrature dei contesti quanto nei primissimi piani, una volta “sporchi” delle umane debolezze altra volta resi “eterei”, come la Margarete iridescente nella “proiezione della percezione” che di lei ne ha Faust.
Anche il montaggio sonoro è alquanto singolare, soprattutto nella scena della montagna, in cui le quattro voci di Faust, Margarete, della madre di Margarete e di “Mefistofele”, s’intrecciano a diversi livelli di sonorità.
Ho trovato struggente l’immagine della scogliera, con Faust che sorprende Margarete di spalle con un abbraccio: la condanna di entrambi è siglata, per entrambi non sarà più evitabile la discesa nell’abisso!
Magnifica anche la finale landa desolata…
Ecco il termine di un viaggio “umano troppo umano”. Ecco l’insignificante di ogni uomo, disposto a vendere l’anima al Diavolo per un breve ma intenso momento di appagamento, nella costante cupidigia che ne accompagna l’esistenza…